Quest’anno le vacanze con le bimbe sono state davvero belle! Al di là delle avventure, come la corsa per tornare sul primo treno a prendere una palla (ora lo sapete, i treni arrivano in ritardo per colpa delle mamme!), o la tempesta che ci ha inzuppate durante una gita nel bosco, e al di là della gioia di condividere mangiate e risate con amici e parenti, abbiamo fatto un meraviglioso tour linguistico.
Le mie bimbe stanno crescendo bilingui, chi mi conosce lo sa, io parlo con loro sempre in spagnolo – con qualche eccezione, ça va sans dire – e cerco di fare che anche i miei genitori lo facciano, ma non sempre è possibile e non hanno amichetti che parlino lo spagnolo in zona. Ovviamente di questo passo l’italiano sarà per forza di cose molto più forte; loro hanno bisogno di compagni di gioco e interessi in spagnolo, altrimenti rimarrà sempre troppo in secondo piano. Già in passato avevo visto quanto fosse decisiva la presenza di coetanei madrelingua, quindi ho deciso di andare a trovare parenti e amici che parlassero lo spagnolo. In Svizzera. (Lo so, suona un po’ strano andare in Svizzera per parlare lo spagnolo, ma è lì che vivono.)
Il viaggio è stato un percorso a tappe e in quasi tutte abbiamo vissuto situazioni di multilinguismo. Eccovene alcune:
– da Denisse, a Möhlin, l’idioma comune era lo spagnolo, lei e suo marito parlavano con le loro figlie talvolta in tedesco, le mie figlie a volte parlavano fra di loro in italiano;
– da Sara, a Hagenthal-le-Bas, l’idioma comune era l’italiano, lei parlava ai suoi figli in italiano, Patrice (suo marito) lo faceva in francese, io parlavo con le mie in spagnolo;
– dai miei zii, a Fehraltorf, l’idioma comune era lo spagnolo, ogni tanto però loro parlavano in italiano con le mie bimbe, e qualche volta parlavano in tedesco con la loro nipotina o con la fidanzata di mio cugino (lei è italiana ma vive là da molti anni);
– da Luigina c’era la torre di Babele: l’idioma comune era l’italiano, lei parlava con i suoi bimbi in italiano, Bernhard (suo marito) lo faceva in tedesco, io parlavo con le mie in spagnolo, io e l’ospite brasiliana parlavamo in portoghese fra di noi, Luigina e Bernhard parlavano con l’ospite brasiliana in inglese e mi aggiungevo anch’io… potete immaginare quale carnevale ci fosse a tavola!
Insomma: 6 lingue in 10 giorni, niente male. Le bambine si sono divertite a vedere tutto questo viavai di codici e io mi sono sorpresa perché riuscivo a parlare il portoghese con relativa scioltezza e capivo quasi alla perfezione il francese. Il portoghese lo scrivo e traduco senza problemi, ma mi mancano gli interlocutori con cui praticare la conversazione. Il francese non l’ho mai parlato fuori da un’aula universitaria, quindi pensavo di essere molto più arrugginita. E invece!
Il mio unico rimpianto è stato il tedesco, che non ho mai studiato né imparato per caso – come invece è successo con il portoghese. Anni fa sapevo solo le solite frasi tipo guten Tag o ich liebe dich, cioè niente di utile, poi con un viaggio a Zurigo da un’amica ho appreso le basi della vita sociale, tipo zwei Bier bitte, e ho imparato a pronunciare buona parte dei gruppi di lettere, quindi riuscivo a dire i nomi delle strade. Due anni fa, quando sono stata a trovare mio zio in ospedale, ho capito parecchie parole e il senso di ciò che diceva l’infermiera, probabilmente incrociando inglese con lingue latine, vai a sapere come. Ma nient’altro. Uhm, ora che ci penso se riuscivo a fare tutte queste cose senza studi formali stavo proprio imparando in modo autonomo!
Il mio rimpianto durante le vacanze non è stato non sapere il tedesco, ma non aver colto un’occasione preziosa prima della partenza. Qualche mese fa sono stata contattata da Rosetta Stone, un software per imparare le lingue, che mi ha proposto di testare il suo nuovo prodotto, TOTALe. All’epoca sapevo già che sarei andata in Svizzera e presa da mille impegni familiari e di lavoro non sono riuscita a organizzarmi e a ritagliarmi il tempo per fare la prova, in modo da fare il viaggio con la capacità di mettere insieme qualche parola e dire frasi di senso compiuto. Peccato davvero, perché l’ho provato ora ed è stupendo!
Esercizi con parole, immagini e suoni che non sono mai ripetitivi e ti portano a pensare direttamente nella nuova lingua (nel mio caso il tedesco). E soprattutto: il riconoscimento vocale che ti consente di riprodurre i suoni e sapere subito se li hai pronunciati bene! Anzi, finché non pronunci bene non ti lascia proprio andare avanti, perfetto per le maestrine dalla penna rossa come me. Alla prima lezione sono partita con un 94% di risultati corretti al primo esercizio e su su, tra grammatica e lessico, fino a raggiungere il 100% in ortografia! (Anche se a dire il vero l’ortografia è sempre stato il mio forte: in quarta elementare, tornata in Bolivia da meno di due anni, vincevo le gare della classe e tornavo a casa ogni volta con un premio, spesso una confezione di biscotti.)
Ho perso parecchio del tempo a mia disposizione per il periodo di prova con Rosetta Stone, ma penso proprio che sfrutterò al massimo quello che mi rimane, visto che mi sono trovata assai bene e soprattutto mi sento entusiasta perché vedo che imparo e capisco. Intanto vado con il tedesco, poi si vedrà – il russo è un altro dei miei obiettivi, un giorno leggerò Dostoevskij in lingua originale :-). Ma una cosa alla volta, niente fretta, tanto intendo vivere fino ai 123 anni…